
Dopo la fine catastrofica della Darmah (e, per un pelo, della mia...) mi ripromisi di rinunciare al vizio. Mia madre (che ricevette una chiamata dalla barella del pronto soccorso in cui dicevo che "stavo bene, vedo solo l'osso di fuori"...) mi disse semplicemente di non chiamarla più in caso di incidente, altrimenti avrebbe pensato lei a completare l'opera.
Per mesi (fin dall'ospedale) sfogliai riviste di moto con l'ossessione del tossico in crisi di astinenza.
Resistetti per un pò, poi con la scusa che "per superare il trauma bisognava tornare in sella subito", comincia a cercarmi una moto nuova.
Come al solito i soldi erano pochi, da una parte perchè non c'era più bancapapà, dall'altra perchè l'incidente mi aveva fatto completamente perdere il treno della professione.
Inoltre l'idea era quella di avere una moto più per il gusto di averla, magari farci qualche passeggiatina, ma mai più per l'uso "totale" a cui ero abituato. L'idea non era sbagliata, perchè al di là della guida più o meno sicura (e dei pazzi), alla fine la statistica non perdona: dai e dai...
Comunque, nel frattempo le Guzzi (fedeli e... identiche nei secoli) erano diventate pezzi di antiquariato, mentre la Ducati stava finalmente cercando di scrollarsi l'anatema "Ducati soldi buttati", e quindi... cominciavano a costare. Le moto estere erano tabù, quindi la scelta era abbastanza obbligata: dopo il Monza il Le Mans !
Il problema era che i Le Mans 850 erano quasi tutti dei catorci, perchè considerati ormai cancelli in via di estinzione (adesso hanno quotazioni da antiquariato !) e quindi in generale poco curati. Inoltre la Guzzi se la passava proprio male e i ricambi erano o carissimi o semplicemente inesistenti. Solo Pellegrini resisteva a Roma, ma era come andare dall'artigiano orafo di fiducia...
Pensai di risolvere il problema cercando uno degli ultimi modelli, il Le Mans 1000.
Sulla carta offriva tutte le benemerite caratteristiche del 750, con qualche prezioso cavallino in più.
Ne trovai una bellissima, tutta bianca e in ottime condizioni e la comprai per poco.
Lì per lì non ci feci caso, ma poi scoprii che la mia era una delle prime versioni: nel frattempo la Guzzi aveva aggiornato il modello, perchè la ruota da 16" non era piaciuta alla clientela.
Io non ho mai potuto fare un confronto diretto, ma penso che la ciclistica fosse molto buona.
Il problema era il "ritorno" al motore Guzzi, dopo i fasti con la Ducati. Per quanto volessi convincermi che la moto bastava e avanzava per le mie esigenze minimali, il rombo della Ducati mi mancava.
Nel disperato tentativo di dare più "verve" all'acceleratore Guzzi, scoprii con grande sorpresa che era stata adottata una "pompetta di ripresa": in pratica l'apertura della farfalla era accompagnata da un getto di benzina "sparata" meccanicamente negli enormi corpi: una specie di inezione ante-litteram... Togliendo i filtri si vedeva benissimo: dopo qualche prova a freddo naturalmente si ingolfava tutto....
La Guzzi pubblicizzava la moto come "progettata nella galleria del vento", ma le prestazioni erano quelle che erano, sopratutto considerato il peso della bestia.
Inoltre sperimentai per la prima volta la favoleggiata "coppia di rovesciamento" causata da cardano, che ovviamente sulla 500 non si avvertiva affatto, ma sulla 1000 in effetti era ben percepibile.
Come tutte le moto "doc" della Guzzi, trovo però che l'estetica mantenga il suo fascino, persino nei modelli commercialmente più sfortunati, come fu sicuramente la Le Mans 1000.
Per mesi (fin dall'ospedale) sfogliai riviste di moto con l'ossessione del tossico in crisi di astinenza.
Resistetti per un pò, poi con la scusa che "per superare il trauma bisognava tornare in sella subito", comincia a cercarmi una moto nuova.
Come al solito i soldi erano pochi, da una parte perchè non c'era più bancapapà, dall'altra perchè l'incidente mi aveva fatto completamente perdere il treno della professione.
Inoltre l'idea era quella di avere una moto più per il gusto di averla, magari farci qualche passeggiatina, ma mai più per l'uso "totale" a cui ero abituato. L'idea non era sbagliata, perchè al di là della guida più o meno sicura (e dei pazzi), alla fine la statistica non perdona: dai e dai...
Comunque, nel frattempo le Guzzi (fedeli e... identiche nei secoli) erano diventate pezzi di antiquariato, mentre la Ducati stava finalmente cercando di scrollarsi l'anatema "Ducati soldi buttati", e quindi... cominciavano a costare. Le moto estere erano tabù, quindi la scelta era abbastanza obbligata: dopo il Monza il Le Mans !
Il problema era che i Le Mans 850 erano quasi tutti dei catorci, perchè considerati ormai cancelli in via di estinzione (adesso hanno quotazioni da antiquariato !) e quindi in generale poco curati. Inoltre la Guzzi se la passava proprio male e i ricambi erano o carissimi o semplicemente inesistenti. Solo Pellegrini resisteva a Roma, ma era come andare dall'artigiano orafo di fiducia...
Pensai di risolvere il problema cercando uno degli ultimi modelli, il Le Mans 1000.
Sulla carta offriva tutte le benemerite caratteristiche del 750, con qualche prezioso cavallino in più.
Ne trovai una bellissima, tutta bianca e in ottime condizioni e la comprai per poco.
Lì per lì non ci feci caso, ma poi scoprii che la mia era una delle prime versioni: nel frattempo la Guzzi aveva aggiornato il modello, perchè la ruota da 16" non era piaciuta alla clientela.
Io non ho mai potuto fare un confronto diretto, ma penso che la ciclistica fosse molto buona.
Il problema era il "ritorno" al motore Guzzi, dopo i fasti con la Ducati. Per quanto volessi convincermi che la moto bastava e avanzava per le mie esigenze minimali, il rombo della Ducati mi mancava.
Nel disperato tentativo di dare più "verve" all'acceleratore Guzzi, scoprii con grande sorpresa che era stata adottata una "pompetta di ripresa": in pratica l'apertura della farfalla era accompagnata da un getto di benzina "sparata" meccanicamente negli enormi corpi: una specie di inezione ante-litteram... Togliendo i filtri si vedeva benissimo: dopo qualche prova a freddo naturalmente si ingolfava tutto....
La Guzzi pubblicizzava la moto come "progettata nella galleria del vento", ma le prestazioni erano quelle che erano, sopratutto considerato il peso della bestia.
Inoltre sperimentai per la prima volta la favoleggiata "coppia di rovesciamento" causata da cardano, che ovviamente sulla 500 non si avvertiva affatto, ma sulla 1000 in effetti era ben percepibile.
Come tutte le moto "doc" della Guzzi, trovo però che l'estetica mantenga il suo fascino, persino nei modelli commercialmente più sfortunati, come fu sicuramente la Le Mans 1000.
Con questa moto feci un raid Sardegna-Corsica in una sola settimana con un bel itinerario "ad otto". Poi ci rubarano i caschi, ma questa è un'altra storia...
La Le Mans chiude per me un ciclo di moto un pò avventurose ma sempre molto amate.
Alla fine i costi di manutenzione e quelli della sempre più costosa assicurazione (che inizialmente era solo un piccolo balzello) non furono più giustificati dall'uso "voluttuario" in tempi di crisi.
La vendetti ad un tedesco per un milione tondo (in Italia i concessionari non ti pagavano neanche la rottamazione): il soggetto andava raccogliendo per tutt'Italia queste moto fantastiche (Ducati, MV et c.) e le re-immatricolava in Germania, dove ne andavano (e, credo, ne vadano) pazzi.
In effetti non ci fu un vero e proprio passaggio perchè andammo insieme alla Motorizzazione a radiarla e poi se la portò via su un furgone... sigh !
Non poteva credere di averne trovata una con gli scarichi nuovi Conti (costati più del valore della moto !), gomme in ordine, tagliandi fatti et c.
Chissà che fine ha fatto...
La Le Mans chiude per me un ciclo di moto un pò avventurose ma sempre molto amate.
Alla fine i costi di manutenzione e quelli della sempre più costosa assicurazione (che inizialmente era solo un piccolo balzello) non furono più giustificati dall'uso "voluttuario" in tempi di crisi.
La vendetti ad un tedesco per un milione tondo (in Italia i concessionari non ti pagavano neanche la rottamazione): il soggetto andava raccogliendo per tutt'Italia queste moto fantastiche (Ducati, MV et c.) e le re-immatricolava in Germania, dove ne andavano (e, credo, ne vadano) pazzi.
In effetti non ci fu un vero e proprio passaggio perchè andammo insieme alla Motorizzazione a radiarla e poi se la portò via su un furgone... sigh !
Non poteva credere di averne trovata una con gli scarichi nuovi Conti (costati più del valore della moto !), gomme in ordine, tagliandi fatti et c.
Chissà che fine ha fatto...
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