
La mia prima vera moto !
A distanza di tempo, sia per le esperienze fatte, che per il generale progresso tecnico, è difficile capire quanto potesse essere entusiasmante questa moto. Specialmente da chi arrivava dal ciclomotore.
Il motore era un bicilindrico parallelo a due tempi: una vera bomba per il peso (e i freni a tamburo...) della moto. La presi usata dal concessionario per poco: le giapponesi avevano già invaso il mercato. Il marchio era Guzzi, ma in realtà il progetto era Benelli e di versioni Guzzi ne ho viste pochine...
Aveva tutti i problemi dei due tempi: curva di potenza molto appuntita e affidabilità... discutibile (ma sempre per gli standard attuali).
L'unica cosa che veramente non sopportavo era la difficoltà di mantenere un regime costante (che non fosse a manetta...). Non ho mai capito se fosse un fatto psicologico o una vera instabilità. Poi ho scoperto che non era così per tutte le moto...
Una volta ha fuso un pistone (per totale mancanza di manutenzione...): la portai tristemente da Biaschelli (all'epoca Signore dei Guzzi a Roma). Dissi che la moto andava "benissimo" ma non riusciva a scendere sotto i 10.000 giri. Il meccanico mi fece vedere il pistone con un buco grande quanto una matita: disse che avevo trovato un modo innovativo di aprire una nuova luce direttamente nel pistone...
Poi, visto il soggetto, si raccomandò caldamente di rodare il nuovo pistone gradualmente. Il giorno dopo partivo in vacanza, sovraccarico come all'epoca usuale, naturalmente a manetta sull'autostrada. Inutile dire che anche quella vacanza passò sul marciapiedi di fronte all'officina, dopo un umiliante rientro in furgone...
Ebbi la fortuna di grippare esattamente all'ingresso di una stazione di servizio con officina: probabilmente stavo per fondere da chilometri, e appena ho ridotto gas è mancata quel minimo di lubrificazione residua. Comunque, decisi che grippare non era una cosa così divertente (con una moto così leggera praticamente la moto volava via).
Un'altra volta, in piena curva si... ruppe la catena ! Adesso la cosa mi fa quasi ridere: è inconcepibile persino nelle moto da competizione, ma in quel momento non mi sono divertito affatto (avevo anche un passeggero). Per fortuna "santa pupa" dei motociclisti ci ha salvato dal bloccaggio completo e la catena si è sfilata in tempo. Credo che fosse quello il periodo in cui cominciai ad interessarmi di una strana moto con i bozzi di lato, che si diceva non avesse catena...
Dopo l'ennesima serie di rotture, ingolfamenti et c. mi rassegnai anch'io a "permutare" per passare al quattro tempi. Per dare una idea delle prestazioni di allora basta dire che dovetti orientarmi su un motore di cilindrata doppia, e comunque non aveva lo scatto del mio amato / odiato 250 2T...
M piacerebbe pensare che qualcuno poi ne abbia avuto cura, ma con l'arrivo delle giapponesi commercialmente non valeva nulla, e non è certo un "pezzo" da amatori.
Chissa che fine ha fatto...
A distanza di tempo, sia per le esperienze fatte, che per il generale progresso tecnico, è difficile capire quanto potesse essere entusiasmante questa moto. Specialmente da chi arrivava dal ciclomotore.
Il motore era un bicilindrico parallelo a due tempi: una vera bomba per il peso (e i freni a tamburo...) della moto. La presi usata dal concessionario per poco: le giapponesi avevano già invaso il mercato. Il marchio era Guzzi, ma in realtà il progetto era Benelli e di versioni Guzzi ne ho viste pochine...
Aveva tutti i problemi dei due tempi: curva di potenza molto appuntita e affidabilità... discutibile (ma sempre per gli standard attuali).
L'unica cosa che veramente non sopportavo era la difficoltà di mantenere un regime costante (che non fosse a manetta...). Non ho mai capito se fosse un fatto psicologico o una vera instabilità. Poi ho scoperto che non era così per tutte le moto...
Una volta ha fuso un pistone (per totale mancanza di manutenzione...): la portai tristemente da Biaschelli (all'epoca Signore dei Guzzi a Roma). Dissi che la moto andava "benissimo" ma non riusciva a scendere sotto i 10.000 giri. Il meccanico mi fece vedere il pistone con un buco grande quanto una matita: disse che avevo trovato un modo innovativo di aprire una nuova luce direttamente nel pistone...
Poi, visto il soggetto, si raccomandò caldamente di rodare il nuovo pistone gradualmente. Il giorno dopo partivo in vacanza, sovraccarico come all'epoca usuale, naturalmente a manetta sull'autostrada. Inutile dire che anche quella vacanza passò sul marciapiedi di fronte all'officina, dopo un umiliante rientro in furgone...
Ebbi la fortuna di grippare esattamente all'ingresso di una stazione di servizio con officina: probabilmente stavo per fondere da chilometri, e appena ho ridotto gas è mancata quel minimo di lubrificazione residua. Comunque, decisi che grippare non era una cosa così divertente (con una moto così leggera praticamente la moto volava via).
Un'altra volta, in piena curva si... ruppe la catena ! Adesso la cosa mi fa quasi ridere: è inconcepibile persino nelle moto da competizione, ma in quel momento non mi sono divertito affatto (avevo anche un passeggero). Per fortuna "santa pupa" dei motociclisti ci ha salvato dal bloccaggio completo e la catena si è sfilata in tempo. Credo che fosse quello il periodo in cui cominciai ad interessarmi di una strana moto con i bozzi di lato, che si diceva non avesse catena...
Dopo l'ennesima serie di rotture, ingolfamenti et c. mi rassegnai anch'io a "permutare" per passare al quattro tempi. Per dare una idea delle prestazioni di allora basta dire che dovetti orientarmi su un motore di cilindrata doppia, e comunque non aveva lo scatto del mio amato / odiato 250 2T...
M piacerebbe pensare che qualcuno poi ne abbia avuto cura, ma con l'arrivo delle giapponesi commercialmente non valeva nulla, e non è certo un "pezzo" da amatori.
Chissa che fine ha fatto...
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