
Non è vero che ho sempre avuto una moto !
Per diversi anni sono rimasto a terra: dopo l'ingloriosa radiazione del Le Mans avevo deciso che prima di comprare una motocicletta dovevo stabilizzare la situazione finanziaria... naturalmente pochi giorno dopo la mia assunzione ero davanti alla vetrina del concessionario Ducati !
L'idea di massima era sempre la stessa: una moto sportiva, ma con cui si potessero fare dei viaggi. Nel frattempo qualcuno aveva inventato la categoria "Sport-Touring" (cioè le moto "normali"...), perchè il resto dei cataloghi erano pieni di copie a due, tre e quattro cilindri della Monster... mi rassegnai a far parte del target "sport-touring".
Ducati aveva provato già, senza successo, a "turistizzare" i suoi modelli meno spinti. Prima la Darmah (che ben conoscevo), poi la Paso (di cui cercai disperatamente un esemplare 900 i.e. in buone condizioni) erano stati dei flop commerciali nonostante le ottime recensioni dal punto di vista tecnico.
Proprio in quel periodo Ducati decise che se rimaneva un produttore di moto di nicchia avrebbe fatto la fine del topo (come prima MV, Morini, Laverda et c.) e quindi "si vendette" agli americani, ricevendo una sostanziosa ricapitalizzazione e la missione di diversificare il catalogo per affrontare ad armi pari e a livello globale i giganti giapponesi, in ogni settore di mercato.
Tra le altre cose (Monster...) Ducati tirò fuori una moto "strana", la ST2.
Fu sicuramente uno sforzo notevole: invece di essere la solita moto derivata, aveva un motore dedicato e dava l'idea di essere stata progettata da zero per l'uso turistico.
Il "sequel" con la ST4 e la ST3 mi ha in seguito confermato che non era un tentativo più o meno accidentale, ma uno sviluppo impegnativo a lungo termine.
Aveva borse dedicate, assetto comodo", sella larga, specchietti (finalmente !) di ottima fattura, un ricco catalogo di accessori dedicati (tra cui l'immobilizer con telecomando, che comprai subito) et c. et c.
Ne presi una usata grigia dal concessionario. Era praticamente nuova, ma purtroppo (lo seppi dopo...) era una delle prime moto immatricolate dal concessionario come demo. Questo mi costrinse poi ad una lunga serie di aggiornamenti, gratuiti ma sempre in occasioni infauste... (alternatore, iniezione, dischi...).
Poco dopo l'acquisto (giusto il tempo di cambiare gli scarichi...) ero già in partenza. La mia compagna, che a malapena era stata qualche volta dietro un ciclomotore, si vide proporre un "giretto" in Francia... stimammo circa 3000 Km, ne facemmo 7000 ! Per chi non lo sapesse i Francesi hanno un culto per le Ducati, e attraversammo l'intera nazione (Corsica compresa, ci risparmiammo solo le colonnie d'oltremare...) tra vere ovazioni.
Una volta una vecchietta costrinse una specie di navetta ospedaliera a fermarsi per complimentarsi della moto, e non sembrava neanche tanto matta !
Per diversi anni sono rimasto a terra: dopo l'ingloriosa radiazione del Le Mans avevo deciso che prima di comprare una motocicletta dovevo stabilizzare la situazione finanziaria... naturalmente pochi giorno dopo la mia assunzione ero davanti alla vetrina del concessionario Ducati !
L'idea di massima era sempre la stessa: una moto sportiva, ma con cui si potessero fare dei viaggi. Nel frattempo qualcuno aveva inventato la categoria "Sport-Touring" (cioè le moto "normali"...), perchè il resto dei cataloghi erano pieni di copie a due, tre e quattro cilindri della Monster... mi rassegnai a far parte del target "sport-touring".
Ducati aveva provato già, senza successo, a "turistizzare" i suoi modelli meno spinti. Prima la Darmah (che ben conoscevo), poi la Paso (di cui cercai disperatamente un esemplare 900 i.e. in buone condizioni) erano stati dei flop commerciali nonostante le ottime recensioni dal punto di vista tecnico.
Proprio in quel periodo Ducati decise che se rimaneva un produttore di moto di nicchia avrebbe fatto la fine del topo (come prima MV, Morini, Laverda et c.) e quindi "si vendette" agli americani, ricevendo una sostanziosa ricapitalizzazione e la missione di diversificare il catalogo per affrontare ad armi pari e a livello globale i giganti giapponesi, in ogni settore di mercato.
Tra le altre cose (Monster...) Ducati tirò fuori una moto "strana", la ST2.
Fu sicuramente uno sforzo notevole: invece di essere la solita moto derivata, aveva un motore dedicato e dava l'idea di essere stata progettata da zero per l'uso turistico.
Il "sequel" con la ST4 e la ST3 mi ha in seguito confermato che non era un tentativo più o meno accidentale, ma uno sviluppo impegnativo a lungo termine.
Aveva borse dedicate, assetto comodo", sella larga, specchietti (finalmente !) di ottima fattura, un ricco catalogo di accessori dedicati (tra cui l'immobilizer con telecomando, che comprai subito) et c. et c.
Ne presi una usata grigia dal concessionario. Era praticamente nuova, ma purtroppo (lo seppi dopo...) era una delle prime moto immatricolate dal concessionario come demo. Questo mi costrinse poi ad una lunga serie di aggiornamenti, gratuiti ma sempre in occasioni infauste... (alternatore, iniezione, dischi...).
Poco dopo l'acquisto (giusto il tempo di cambiare gli scarichi...) ero già in partenza. La mia compagna, che a malapena era stata qualche volta dietro un ciclomotore, si vide proporre un "giretto" in Francia... stimammo circa 3000 Km, ne facemmo 7000 ! Per chi non lo sapesse i Francesi hanno un culto per le Ducati, e attraversammo l'intera nazione (Corsica compresa, ci risparmiammo solo le colonnie d'oltremare...) tra vere ovazioni.
Una volta una vecchietta costrinse una specie di navetta ospedaliera a fermarsi per complimentarsi della moto, e non sembrava neanche tanto matta !
Riuscimmo a intercettare con precisione la famosa ondata di calore che causò vari morti in tuta Europa. La moto, nonostante l'esperienza nel torrido traffico di Roma, ne soffrì al punto che riuscivamo a camminare solo di notte e con benzina fresca. A caldo si spegneva, il che, a pieno carico e in mezzo alle infinite rotatorie francesi, non era proprio il massimo.
Però fu l'occasione per verificare la crescita comlessiva della Ducati: tramite il numero verde avemmo una ottima assistenza (in garanzia). Il 14 Agosto (!) riuscimmo a ricevere dal concessionario di Parigi una "patch" per il problema: oltre ad una nuova paratia per schermare l'iniezione dal calore del motore, arrivo un kit completo di iniezione, centralina, cablaggio et c.
Inoltre da Bologna i tecnici Ducati (!) continuarono per giorni a tempestarci di telefonate per controllare che tutto fosse risolto... altro che gli attuali call center pakistani !
Quando fummo costretti a cambiare la catena (!), decidemmo che era tempo di tornare a casa.
La moto confermò tutte le aspettative: era una buona moto sportiva (una volta assettata correttamente) e una ottima tourer. Invece del solito "crossover" era una moto con una missione specifica, e la svolgeva benissimo.
Anche i dettagli (novità assoluta per Ducati) erano curati: per esempio le borse avevano una protezione termica (dagli scarichi) ed erano assolutamente stagne.
Inoltre nel frattempo Ducati era stata costretta dal continuo aumento di potenze (e regimi) a passare all'iniezione. Per me era la fine del "traffichio" sui carburatori, in compenso il motore consumava pochissimo e, con ogni tempo e temperatura, girava tondo senza le solite "coreografiche" fiammata in rilascio.
L'affidabilità complessiva era sempre marginale (rispetto alle giapponesi), ma se non altro adesso l'assistenza esisteva, i problemi erano conosciuti e le soluzioni prima o poi venivano fuori.
L'unico problema che si dimostrò insolvibile in manutenzione era quello della frizione a secco: sostituii molle, dischi, tamburo diverse volte, con vari modelli, per poi sentire immancabilmente dopo poche migliaia di chilometri l'ormai familiare "raglio" della frizione... Il problema fu alla fine ammesso implicitamente da Ducati, che sulla ST3 passò finalmente alla frizione in bagno d'olio.
Con la ST2 andai al primo WDW, facendo l'intero tragitto sotto l'acqua...
Ci feci in tutto circa 70.000 Km. Al tagliando dei 60.000 il meccanico mi disse di prepararmi ad una triste notizia. Poi mi informò (devo dire con molto tatto) che il mitico, robustissimo ed eterno telaio a traliccio in acciaio alto-resistenziale... si era rotto !
Visto che, per qualunque Casa, ma in particolare per Ducati, la diffusione di una simile notizia ne avrebbe seriamente danneggiato l'immagine, il telaio mi fu sostituito al costo della sola manod'opera, fuori garanzia.
Assistetti affascinato al completo smontaggio e riassemblaggio di TUTTE le parti della moto: due giorni di lavoro, e un costo comunque non indifferente.
La moto tornò in strada, sicuramente più a punto di prima (grazie Luciano !) con un telaio di nuova generazione che dovetti rovinare con le punzonature della Motorizzazione.
Purtroppo, il "ciclo di vita" delle Ducati era (e temo sarà ancora per molto...) quello che era, e di lì a poco cominciai ad avere dei problemi con la pompa dell'olio.
Di fronte alla prospettiva di infilarmi in un gorgo di sempre più frequenti interventi, decisi di restituirla al concessionario.
Nel frattempo era uscita la ST4, una moto piuttosto assurda, l'ennesimo "crossover": montava infatti il motore dell 916, che già aveva dato prova di "non specchiata" affidabilità sulle moto da corsa (la prima serie in particolare rompeva le cinghie di distribuzione con frequenza preoccupante). Inoltre era più pesante e aveva meno coppia (dovettero accorciare i rapporti per "nascondere" questo dettaglio...).
A conferma della soddisfazione con la mia ST2, credo sia stato l'unico cliente Ducati che se ne comprò una seconda, identica !
Considerato l'assoluta mancanza di richiesta di usato ST2, credo adesso sia in compagnia di tante sorelline in qualche enorme magazzino...
Chissà che fine ha fatto...
La moto confermò tutte le aspettative: era una buona moto sportiva (una volta assettata correttamente) e una ottima tourer. Invece del solito "crossover" era una moto con una missione specifica, e la svolgeva benissimo.
Anche i dettagli (novità assoluta per Ducati) erano curati: per esempio le borse avevano una protezione termica (dagli scarichi) ed erano assolutamente stagne.
Inoltre nel frattempo Ducati era stata costretta dal continuo aumento di potenze (e regimi) a passare all'iniezione. Per me era la fine del "traffichio" sui carburatori, in compenso il motore consumava pochissimo e, con ogni tempo e temperatura, girava tondo senza le solite "coreografiche" fiammata in rilascio.
L'affidabilità complessiva era sempre marginale (rispetto alle giapponesi), ma se non altro adesso l'assistenza esisteva, i problemi erano conosciuti e le soluzioni prima o poi venivano fuori.
L'unico problema che si dimostrò insolvibile in manutenzione era quello della frizione a secco: sostituii molle, dischi, tamburo diverse volte, con vari modelli, per poi sentire immancabilmente dopo poche migliaia di chilometri l'ormai familiare "raglio" della frizione... Il problema fu alla fine ammesso implicitamente da Ducati, che sulla ST3 passò finalmente alla frizione in bagno d'olio.
Con la ST2 andai al primo WDW, facendo l'intero tragitto sotto l'acqua...
Ci feci in tutto circa 70.000 Km. Al tagliando dei 60.000 il meccanico mi disse di prepararmi ad una triste notizia. Poi mi informò (devo dire con molto tatto) che il mitico, robustissimo ed eterno telaio a traliccio in acciaio alto-resistenziale... si era rotto !
Visto che, per qualunque Casa, ma in particolare per Ducati, la diffusione di una simile notizia ne avrebbe seriamente danneggiato l'immagine, il telaio mi fu sostituito al costo della sola manod'opera, fuori garanzia.
Assistetti affascinato al completo smontaggio e riassemblaggio di TUTTE le parti della moto: due giorni di lavoro, e un costo comunque non indifferente.
La moto tornò in strada, sicuramente più a punto di prima (grazie Luciano !) con un telaio di nuova generazione che dovetti rovinare con le punzonature della Motorizzazione.
Purtroppo, il "ciclo di vita" delle Ducati era (e temo sarà ancora per molto...) quello che era, e di lì a poco cominciai ad avere dei problemi con la pompa dell'olio.
Di fronte alla prospettiva di infilarmi in un gorgo di sempre più frequenti interventi, decisi di restituirla al concessionario.
Nel frattempo era uscita la ST4, una moto piuttosto assurda, l'ennesimo "crossover": montava infatti il motore dell 916, che già aveva dato prova di "non specchiata" affidabilità sulle moto da corsa (la prima serie in particolare rompeva le cinghie di distribuzione con frequenza preoccupante). Inoltre era più pesante e aveva meno coppia (dovettero accorciare i rapporti per "nascondere" questo dettaglio...).
A conferma della soddisfazione con la mia ST2, credo sia stato l'unico cliente Ducati che se ne comprò una seconda, identica !
Considerato l'assoluta mancanza di richiesta di usato ST2, credo adesso sia in compagnia di tante sorelline in qualche enorme magazzino...
Chissà che fine ha fatto...
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