
Il 99% degli amplificatori commerciali sono basati sostanzialmente su finali push-pull in classe AB.
E' un circuito pulito ed efficiente, con una infinità di varianti possibili.
Migliorare la qualità del segnale (e la sua gestione in situazioni critiche) oltre questo "standard" non è affatto facile, checchè ne dicano i vari sostenitori di questa o quella tecnologia più o meno esoterica; non fosse altro che per il collaudatissimo progetto in migliaia di versioni e milioni (!) di esemplari.
Tra le tecnologie che trovo interessanti ci sono:
- amplificatori a valvole
Personalmente non trovo delle differenze così evidenti nel suono "valvolare", ma ho fatto poche prove d'ascolto in ambienti non certo idonei (fiere et c.). In teoria i dispositivi a stato solido possono emulare le curve delle valvole (MOSFET), ma sicuramente ci sono tantissimi altri parametri che possono influire. Di sicuro hanno molti svantaggi "pratici", tra cui tre fatali per l'applicazione nel progetto: l'ingombro delle valvole e dei trasformatori di uscita, l'esigenza di alimentazioni ad alta tensione (difficilmente integrabili nella struttura) e la scarsa potenza (le QNPS-1 hanno dimostrato di richiedere un centinaio di watt , almeno per i woofer).
.
- amplificatori in classe A
Un set di mono in classe A sarebbe sicuramente allettante, sopratutto considerato che la potenza andrebbe distribuita su cinque moduli diversi. I problemi sono due: la difficoltà di trovare moduli (a un costo ragionevole) della potenza necessaria (i Marantz, in realtà, rimangono in classe A fino a una decina di watt); e la spaventosa quantità di calore che emettono.
Anche ammesso di tollerare la "stufetta" risultante, sarebbe piuttosto difficile integrare in modo efficiente i mostruosi dissipatori necessari.
- amplificatori in classe D
I cosidetti amplificatori in classe D hanno caratteristiche estremamente interessanti: oltre a essere compatti come circuito, richiedono pochissimo spazio per i radiatori, vista la loro elevatissima efficienza.
Possono pilotare carichi a bassa impedenza e sono disponibili in varie configurazioni e potenza.
Nonostante la diffidenza iniziale, stanno conquistanto vaste schiere di audiofili, attirati dalla semplicità di progetto (alla fin fine è un semplice chip) e dalla supposta economicità. Su quest'ultima ci sarebbe da ridire: i miei Marantz PM7200 sono costati molto meno di un kit Hypex, considerando alimentazione, chassis, connettori et c.
L'unico vero problema è che sono sostanzialmente delle scatole chiuse: finisce il bello dell'autocostruzione, dove il fine vero è quello di "capire" a fondo quello che si costruisce.
- amplificatori senza retro-azione
Qulche tempo fa ho fatto un pò di chat con Roberto Delle Curti, grande guru della filosofia "contro-contro-reazione".
Tecnicamente il discorso mi sembra ineccepibile, anche se è (per me) difficile valutare gli effetti sulla qualità del suono della (assenza di) contro-reazione.
Ancora più difficile è per me capire come un circuito "completamente" senza contro-reazione (specialmente allo stato solido) possa essere stabile.
Di fatto questi amplificatori vengono realizzati, con ottimi risultati. Che dipenda poi dalla contro-reazione o dalla estrema qualità del progetto, dei componenti e dell'assemblaggio, è sempre opinabile.
Una via di mezzo, che Roberto aborrirebbe senz'altro, potrebbe essere quella di gestire la parte di segnale in modo "convenzionale" (operazionali, retro-azione et c.), e quella di potenza con moduli senza retroazione. L'idea è che il ritardo introdotto nella catena di reazione, e le "reazioni" da parte dei componenti induttivi, sono più critiche nella parte di potenza, collegata agli altoparlanti.
Ho scartato a lungo quest'ultima possibilità, perchè a parte pochi prodotti "high-end" (dai costi impronunciabili e con la solita retorica del cavo di oro "a basso rumore"...), non c'erano prodotti alla portata dell'autocostruttore.
Ultimamente invece ho scoperto che esistono da tempo dei moduli della LC Audio (guarda caso danese...), i Millennium XP (ex The End), di collaudata produzione.
Questi moduli mono sono disponibili in molte configurazioni diverse, ragionevolmente efficienti, e dispongono come opzione (bontà loro...) di UN loop, concessione alla funzione di DC servo alle basse frequenze.
E' un circuito pulito ed efficiente, con una infinità di varianti possibili.
Migliorare la qualità del segnale (e la sua gestione in situazioni critiche) oltre questo "standard" non è affatto facile, checchè ne dicano i vari sostenitori di questa o quella tecnologia più o meno esoterica; non fosse altro che per il collaudatissimo progetto in migliaia di versioni e milioni (!) di esemplari.
Tra le tecnologie che trovo interessanti ci sono:
- amplificatori a valvole
Personalmente non trovo delle differenze così evidenti nel suono "valvolare", ma ho fatto poche prove d'ascolto in ambienti non certo idonei (fiere et c.). In teoria i dispositivi a stato solido possono emulare le curve delle valvole (MOSFET), ma sicuramente ci sono tantissimi altri parametri che possono influire. Di sicuro hanno molti svantaggi "pratici", tra cui tre fatali per l'applicazione nel progetto: l'ingombro delle valvole e dei trasformatori di uscita, l'esigenza di alimentazioni ad alta tensione (difficilmente integrabili nella struttura) e la scarsa potenza (le QNPS-1 hanno dimostrato di richiedere un centinaio di watt , almeno per i woofer).
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- amplificatori in classe A
Un set di mono in classe A sarebbe sicuramente allettante, sopratutto considerato che la potenza andrebbe distribuita su cinque moduli diversi. I problemi sono due: la difficoltà di trovare moduli (a un costo ragionevole) della potenza necessaria (i Marantz, in realtà, rimangono in classe A fino a una decina di watt); e la spaventosa quantità di calore che emettono.
Anche ammesso di tollerare la "stufetta" risultante, sarebbe piuttosto difficile integrare in modo efficiente i mostruosi dissipatori necessari.
- amplificatori in classe D
I cosidetti amplificatori in classe D hanno caratteristiche estremamente interessanti: oltre a essere compatti come circuito, richiedono pochissimo spazio per i radiatori, vista la loro elevatissima efficienza.
Possono pilotare carichi a bassa impedenza e sono disponibili in varie configurazioni e potenza.
Nonostante la diffidenza iniziale, stanno conquistanto vaste schiere di audiofili, attirati dalla semplicità di progetto (alla fin fine è un semplice chip) e dalla supposta economicità. Su quest'ultima ci sarebbe da ridire: i miei Marantz PM7200 sono costati molto meno di un kit Hypex, considerando alimentazione, chassis, connettori et c.
L'unico vero problema è che sono sostanzialmente delle scatole chiuse: finisce il bello dell'autocostruzione, dove il fine vero è quello di "capire" a fondo quello che si costruisce.
- amplificatori senza retro-azione
Qulche tempo fa ho fatto un pò di chat con Roberto Delle Curti, grande guru della filosofia "contro-contro-reazione".
Tecnicamente il discorso mi sembra ineccepibile, anche se è (per me) difficile valutare gli effetti sulla qualità del suono della (assenza di) contro-reazione.
Ancora più difficile è per me capire come un circuito "completamente" senza contro-reazione (specialmente allo stato solido) possa essere stabile.
Di fatto questi amplificatori vengono realizzati, con ottimi risultati. Che dipenda poi dalla contro-reazione o dalla estrema qualità del progetto, dei componenti e dell'assemblaggio, è sempre opinabile.
Una via di mezzo, che Roberto aborrirebbe senz'altro, potrebbe essere quella di gestire la parte di segnale in modo "convenzionale" (operazionali, retro-azione et c.), e quella di potenza con moduli senza retroazione. L'idea è che il ritardo introdotto nella catena di reazione, e le "reazioni" da parte dei componenti induttivi, sono più critiche nella parte di potenza, collegata agli altoparlanti.
Ho scartato a lungo quest'ultima possibilità, perchè a parte pochi prodotti "high-end" (dai costi impronunciabili e con la solita retorica del cavo di oro "a basso rumore"...), non c'erano prodotti alla portata dell'autocostruttore.
Ultimamente invece ho scoperto che esistono da tempo dei moduli della LC Audio (guarda caso danese...), i Millennium XP (ex The End), di collaudata produzione.
Questi moduli mono sono disponibili in molte configurazioni diverse, ragionevolmente efficienti, e dispongono come opzione (bontà loro...) di UN loop, concessione alla funzione di DC servo alle basse frequenze.
La documentazione per una volta è molto buona, e si vede che il prodotto è pensato per il mercato amatoriale (schemi disponibili, componentistica sfusa et c.).
I costi non sono certo quelli dei modelli commerciali di serie, ma neanche stratosferici.
Penso quindi di dimensionare inizialmente il progetto in base a questi componenti.
I costi non sono certo quelli dei modelli commerciali di serie, ma neanche stratosferici.
Penso quindi di dimensionare inizialmente il progetto in base a questi componenti.
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